C’era una volta… tanto, tanto tempo fa, un piccolo centro abitato che oggi si chiama Vitorchiano. Al tempo delle guerre tra Etruschi e Romani si chiamava Vicus Orclanus, ed era un borgo abitato da contadini e da pastori.
Un giorno gli antichi vitorchianesi ricevettero una soffiata: gli Etruschi stavano per sferrare un fatale attacco alla loro alleata Roma. Decisero allora di mandarvi in tutta fretta un messaggero perché avvertisse il Senato del grave pericolo incombente.
Fu incaricato un pastorello di nome Marzio: il ragazzino partì di corsa scalzo come si trovava, incurante dei sassi e dei rovi che ricoprivano la strada. Si fermò giusto il tempo di sedersi e togliersi una lunga spina che gli si era conficcata nel piede sinistro, poi riprese la sua corsa contro il tempo.
Arrivò finalmente a Roma e riuscì a consegnare il prezioso messaggio. I Romani, allertati, si organizzarono per tempo e riuscirono a ricacciare l’attacco etrusco. Ma Marzio, poco dopo, per via della ferita al piede e per la tremenda stanchezza, morì.
I Romani, commossi per la sua generosità, realizzarono in suo onore una statua di bronzo, chiamata Spinario, che si può ammirare visitando i Musei Capitolini. E anche Vitorchiano non poteva essere da meno: nel 1979 lo scultore Luigi Fondi realizzò il Marzio in peperino che oggi vedete in piazza Umberto I, e che accoglie il visitatore in posa plastica, nell’atto di togliersi dal piede quella fatale spina.
Non sappiamo se la storia di Marzio sia soltanto una leggenda tramandata nel tempo, o se abbia un qualche fondo di verità. Ma a noi piace pensare a quest’ultima ipotesi.