Oggi vi racconteremo una fiaba, di quelle belle che qualcuno ancora racconta ai propri figli.
C’era una volta un bambino, che viveva in una soleggiata isola del Mediterraneo. Il suo nome era Pedro. La sua particolarità era quella di avere il corpo e il volto completamente ricoperti di pelo rossiccio, tanto da farlo assomigliare a una scimmietta.
Un giorno Pedro venne avvistato e catturato come bestia esotica; portato in Francia in una gabbia, fu regalato al re Enrico II in occasione del suo matrimonio con Caterina de Medici. Il re rimase piacevolmente sorpreso e lieto di ricevere questo regalo: un piccolo lupo mannaro da esibire a Corte! E pensò che provare a educare il piccolo selvaggio potesse rappresentare una sfida interessante. Così Pedro ricevette una raffinata formazione culturale: imparò il latino, le discipline umanistiche e le buone maniere. Passarono gli anni, e divenne un perfetto gentiluomo, colto e sensibile. Tranne per il fatto che la gente continuava a spaventarsi moltissimo per tutto quel fitto pelo che gli ricopriva ogni centimetro di pelle.
Quando Pedro si stava avvicinando ai quarant’anni, la regina Caterina pensò fosse giunto il momento di fargli prendere moglie. Mossa dalla curiosità di vedere cosa sarebbe successo se avesse avuto figli, la regina gli diede in sposa la più bella tra le sue damigelle, Catherine Raffelin. La quale, la prima volta che lo vide, ebbe un mancamento. Sorte ingrata! Con tutti i prestanti gentiluomini in circolazione, il destino aveva voluto che sposasse un mostro.
Non era certo un buon inizio per quel matrimonio forzato, che però piano piano diventò la più bella delle unioni. Catherine riuscì ad andare oltre le apparenze e si innamorò del grande cuore di Pedro, della sua dolcezza, della sua intelligenza e sensibilità. Ebbero ben sei figli, quattro dei quali del tutto simili al loro papà.
Con la rovina della casa reale francese, Pedro tornò ad essere considerato merce da baraccone e fu ceduto ai Farnese, signori di Parma. I quali compresero che si trovavano di fronte ad un uomo colto, gentile ed intelligente, e gli permisero di stabilirsi con la sua famiglia nella Rocca Farnese di Capodimonte, sul lago di Bolsena, a quel tempo loro possedimento. E fu nel piccolo centro del viterbese che Pedro Gonzales morì ultraottantenne, circondato dall’affetto dei suoi familiari e della sua adorata Catherine, che gli era stata accanto per oltre quarant’anni.
Nel Cinquecento Pedro era considerato un mostro, da esibire a corte come scherzo di natura. In realtà era soltanto affetto da ipertricosi, un’anomalia dell’attività ormonale. La storia d’amore di Pedro e Catherine quasi certamente ispirò le varie versioni de “La Bella e la Bestia” che vennero scritte in Italia e in Francia tra il Cinquecento, epoca in cui vissero, e il Settecento. E tutti noi abbiamo in mente lo splendido cartone disneyano, e la scena del ballo tra Belle e Bestia nel salone del castello. Nella storia che tutto il mondo conosce quindi c’è anche un pezzettino di Tuscia. Sapevamo che la nostra terra è di una bellezza fiabesca, ma adesso ne siamo sempre più convinti.
Il dipinto che ritrae Pedro Gonzales appartiene alla collezione Ambras del castello di Innsbruck.
Grazie Donatella di questa tua mirabile ricostruzione. Torno ogni anno sulle sponde di questo magico lago e ogno volta scopro aspetti nuovi di questa terra e della sua bella gente; Tieni duro (con dolcezza).
Grazie infinite