Tu viandante, che stai passando per Viterbo e tu lettore attento, non perdere l’occasione di conoscere una storia avvincente avvenuta in una chiesa di questi luoghi.
Facciamo un salto indietro nel tempo e facciamolo insieme, chiudi gli occhi, rilassati, tendimi la tua mano, se apri per un momento gli occhi vedrai la nebbia diradarsi e in un baleno saremo a piazza del Gesù: è il 13 marzo Anno Domini 1271.
Ascolta: le campane della chiesa di San Silvestro suonano per richiamare i fedeli a Messa, dall’alto i due leoni posti sugli spioventi del tetto a vela controllano chi varca la soglia. Due nobili signori avvolti nei loro regali mantelli entrano furtivi nella chiesa, sono armati di spada, che celano gelosamente tra le pieghe delle giubbe… ecco li puoi vedere, guarda attentamente verso l’altare. Tra gli effluvi d’incenso e il lume tremolante delle candele si erge su tutto l’ostia appena consacrata, è lì in alto tra le mani del sacerdote. In un attimo succede l’irreparabile.
Il mantello di uno dei signori poco prima entrati si apre, ne esce una grande spada che affonda nella carne viva del nobile Enrico di Cornovaglia. Urla il malcapitato, mentre la spada affonda: “Pietà di me “, striscia con il corpo martoriato, sente l’anima uscirgli dal corpo, la fine è vicina, si aggrappa con l’ultimo suo alito di vita alla tovaglia bianca dell’altare.
La fine è giunta, giace lì a terra esanime, con gli occhi vitrei.
Tu viandante che sei arrivato lì aggrappato alla mia mano devi sapere che colui che sporco di sangue, con gli occhi iniettati, livido in volto che ci guarda non vedendoci è il malvagio Guy de Montfort, cugino dell’ucciso. L’ira e la vendetta hanno guidato la sua malvagia mano. Una vendetta meditata a lungo, a freddo insieme a suo fratello Simone per vendicare la morte del loro amato padre Simone di Montfort ucciso dopo essersi dichiarato prigioniero.
<<Colui fesse in grembo a Dio lo cor che’en su Tamisi ancor si cola >>
Dante Inf. XII – 119-120
Così il Sommo poeta ricorda il misfatto che tanto scalpore fece in Europa, quel misfatto a cui tu hai assistito così da vicino, ricordalo ogni qualvolta passerai nella piazza.