Il papa raffigurato nel dipinto è Alessandro IV. Il suo nome forse non vi dirà niente, ed è un peccato: a Viterbo ben pochi altri personaggi hanno avuto un’importanza altrettanto decisiva. Intanto, fu per merito suo che Viterbo divenne sede papale.
Nato Rainaldo dei Conti di Segni, ad un certo punto del suo pontificato litigò con il Senato di Roma e soprattutto con il senatore e capitano del popolo Brancaleone degli Andalò, un tipetto bellicoso che promise addirittura di fargli assaggiare la spada nel caso lo avesse incontrato di persona. Voi capite che, in un’epoca in cui le spade venivano mulinate con inquietante facilità, il papa non riusciva più a chiudere occhio.
Per la sua serenità, e per nostra fortuna, scelse Viterbo come nuova sede papale, e nel 1257 vi si trasferì in gran pompa, insieme al nutrito codazzo di servitori, soldati e attendenti che componevano la sua Corte. E siccome un pontefice doveva dimorare in un palazzo degno del suo prestigio, fece realizzare quel gioiellino del Palazzo Papale.
Tutto sembrava andare per il meglio, e papa Alessandro aveva ricominciato a dormire come un pupo. Ma a turbare il suo augusto sonno arrivò stavolta la presenza celestiale di santa Rosa che gli apparve una notte, sette anni dopo la sua morte. “Santità, sono sepolta nella nuda terra. Datemi una sepoltura più consona: il monastero delle Clarisse”. Il papa si svegliò tutto sudato, e si dimenticò presto di quello che sembrava fosse soltanto un sogno. Ma qualche tempo dopo, santa Rosa tornò di nuovo in visita ad Alessandro mentre dormiva: “Santità, sono sepolta nella nuda terra. Concedetemi una sepoltura più dignitosa: il monastero delle Clarisse”. Il papa ebbe un sussulto e si svegliò, ma nemmeno stavolta credette all’apparizione. Passarono pochi giorni e santa Rosa tornò per la terza volta a trovare il nostro papa. “Santità…”. Stavolta Alessandro non se lo fece dire altre volte: incaricò alcuni cardinali di riesumare il corpo di Rosa, che apparve fresco e roseo come se stesse dormendo. Allora fu organizzata la solenne traslazione presso il monastero, così come Rosa aveva chiesto: il 4 settembre del 1258 alcuni cardinali con la fascia in vita trasportarono il feretro in spalla fino alla chiesa delle Clarisse, dove fu posizionato in una ricca urna dorata.
Ed ecco perché da allora si effettua il trasporto della Macchina: per commemorare quel primo trasporto. Ecco perché i facchini hanno la fascia rossa in vita: per ricordare quei cardinali che portarono Rosa in spalla esaudendo il suo desiderio.
Papa dai sonni spesso interrotti, pontefice vulcanico e propositivo, Alessandro IV fu sorpreso dalla morte nel 1261. Dopo i solenni funerali, fu sepolto in un angolo segreto della Cattedrale di San Lorenzo, e questo per evitare che la sua tomba venisse profanata e saccheggiata. Nessuno è riuscito finora a trovare dove siano esattamente i suoi resti; tutti hanno presto dimenticato la figura di questo papa che invece andrebbe ricordato e omaggiato, per aver plasmato letteralmente Viterbo, regalandole prosperità economica, bellissimi monumenti e tradizioni uniche al mondo.