Quasi tutti gli abitanti di Viterbo saranno passati almeno una volta in quella via del centro storico che porta il nome di Annio. Ma chi era veramente quest’uomo? Un genio? Un umile frate domenicano? Un grandissimo falsario? E soprattutto, che cosa c’entra con le origini della città essendo vissuto nel XV secolo? Cerchiamo di vederci chiaro.

Giovanni Nanni, detto Annio, era un personaggio particolare ed eccentrico, un celebre teologo e letterato del suo tempo. La sua mente e la sua immaginazione erano talmente fervide che lo portarono a favoleggiare un po’ troppo, così tanto che, oltre a divenire l’iniziatore di una scuola di falsari, inventò le origini mitiche della città di Viterbo.

Secondo la sua versione dei fatti il capoluogo della Tuscia venne fondato da Noè (non da Ercole come vuole la tradizione), giunto nel Lazio con il nome di Vetumno, da cui deriverebbe poi il nome “Viterbo”; a lui lo studioso attribuì la costruzione dei quattro castelli Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longula, che unendosi avrebbero costituito l’acronimo FAVL, ancora utilizzato e molto noto ai viterbesi.

Più in particolare, la parte medievale della città nacque quando questi castelli della Tetrapoli (erano infatti il simbolo ognuno di quattro villaggi etruschi separati) vennero uniti con una cinta muraria grazie ad un decreto emanato da Desiderio, ultimo re dei Longobardi.

Per avvalorare e dare credito alla sua tesi Annio presentò “Il decreto di Re Desiderio”, una mezza ruota marmorea ritrovata casualmente a Piazza della Morte, nella quale era riportata la decisione del sovrano dei Longobardi, dimostratasi in seguito un palese falso.

Infatti, come già accennato all’inizio, il frate domenicano era a capo di una scuola di falsari che produceva materiale archeologico contraffatto, cosicché avesse sempre “cimeli” a disposizione per far credere che le sue teorie corrispondessero a verità; alcuni dei favolistici lavori della sua scuola sono conservati oggi al Museo Civico di Piazza Crispi.

Come è noto, la fantasia di Annio non si limitò a un re e quattro castelli: infatti, raccontò anche delle origini nobili dei viterbesi, discendenti o dal re etrusco Pipino Larthe o addirittura dal dio Osiride.

Tutte le storie del frate dalla fervida immaginazione sono organizzate in una raccolta in 17 volumi intitolata “Antiquitatum variarum”, che ha avuto uno strepitoso successo in seguito alla sua pubblicazione

Siamo forse di fronte ad uno dei più grandi ideatori di fake news che la storia abbia mai conosciuto? Che i suoi racconti avessero un fondo di verità oppure no, dobbiamo constatare che Annio da Viterbo aveva una gran classe nel diffondere i voli pindarici della sua mente: mica è da tutti avere alle proprie dipendenze un’associazione di abili contraffattori!

Anonimo

Scritto da:

Carolina Trenta

Un po' romantica un po' nerd, appassionata lettrice e cultrice di storie, raramente a mio agio nella folla; amo il mare fuori stagione, il legno del violino, l'aroma del cappuccino, le matite che scorrono sulla carta, i cuscinetti sotto le zampe dei gatti. Quando tanti pensieri si accavallano nella mia mente li metto nero su bianco e ogni tanto ne esce fuori qualcosa di buono, ma senza troppe pretese.
Mi sono laureata in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi della Tuscia e per il mio futuro spero di lavorare in una di quelle biblioteche giganti che si vedono nei film :)