Tutti, viterbesi e non, passando per via Aurelio Saffi volgono lo sguardo verso una tra le più belle e meglio conservate case medievali: i più la conoscono con il nome di “Casa Poscia”, dal nome degli ultimi proprietari. Forse non tutti sanno però che da quel bel balcone o “profferlo” – elemento dell’architettura civile medievale – si affacciò, secondo una tradizione locale, la “Bella Galiana”, la donna più attraente che viterbese avesse mai visto. Si narra in antiche cronache, non ben identificate, che essa era una giovane di bellezza insuperabile.
Tradizione vuole che le origini di Viterbo affondino le loro radici in un passato veramente lontano, addirittura sotto le mura di Troia combusta. Per ricordare dette origini, si narra che ogni anno, nel giorno di Pasqua, venisse venerata in Viterbo una scrofa, o meglio una “troia bianca” – in gergo così si chiamano le femmine del suino – ad essa le veniva offerta in pasto una fanciulla viterbese, la più bella naturalmente.
Un anno toccò proprio alla bella Galiana. La sventurata venne così portata nel luogo del sacrificio, il fiume Paradosso, ma, quando la scrofa stava per affondare i denti nelle sue bianche membra, dal bosco vicino uscì un leone, si sa di leoni, come in Africa, Viterbo ne era piena. Fatto sta che esso uccise la scrofa.
La bella Galiana, ormai salva, tornò nella sua casa.
Sul luogo venne edificata una chiesetta intitolata proprio a Santa Maria della Scrofa e il luogo è ricordato dai viterbesi come la valle della “Troia”
Capirete bene cari lettori che la storia fece notizia, del leone non si seppe più nulla però, ma guardatevi attorno e ne vedrete tanti in pietra, la città infatti riconoscente lo prese come simbolo.
Quando poi si trovò a passare per Viterbo un giovane romano, aitante e per di più anche nobile, la cosa non guasta mai, si invaghì di lei, ma la poveretta scampata già ad una bestia non voleva legarsi a nessuno e fu per questo che rifiutò cortesemente la corte del giovane. Gli uomini, si sa, molte volte con il sangue caldo fanno per così dire delle cose che non avrebbero mai fatto se i loro sensi non fossero stati stuzzicati da Eros; egli infatti tornò a Viterbo con un esercito armato di tutto punto, che manco gli Achei sotto le mura di Troia si sarebbero immaginati, e pose sotto assedio i possedimenti dei genitori della Bella presso valle Favl. I genitori ormai sfiniti dall’assedio decisero di immolare la giovane e la gettarono giù dalla torre del “Bacarozzo”
Un’altra versione non meno cruenta vede la Bella Galiana trafitta da una freccia, fatto sta che ella fu posta nel sarcofago posto in alto fuori la chiesa di Sant’Angelo in Spatha, datato 1135.
Se passate per piazza del Plebiscito , guardate il suo sepolcro lì giace la bella tra le belle viterbesi. Mi raccomando però attenti ai leoni!
La foto è di Bruna Marconi