È una fredda sera di fine Ottocento: siamo a piazza Giuseppe Verdi, nel centro della città di Viterbo. Fuori dal teatro c’è una grande folla: molti uomini fumano la pipa per scaldarsi, alcuni bambini stanchi di aspettare saltellano e tirano le pellicce delle mamme. Le luci del teatro spiccano a contrasto con il buio della notte; le dolci note di un violino in lontananza riscaldano l’atmosfera e fanno percepire la tensione dei musicisti che provano fino all’ultimo momento. Un signore con dei lunghi baffi grigi mette una mano in tasca e tira fuori il suo orologio: non dovrebbe mancare molto, l’ora sta per scoccare. Dopo pochi minuti un giovane di bell’aspetto apre le porte del teatro e tutte le persone accalcate lì fuori entrano, qualcuno addirittura spinge. La piazza si fa di nuovo silenziosa. Si va in scena.
Il Teatro dell’Unione fu edificato nel 1844 per volontà di un gruppo di cittadini viterbesi che in quello stesso anno aveva formato la “Società dei Palchettisti”, guidata dal conte Tommaso Fani Ciotti; proprio in virtù di questa unione, all’edificio venne dato il nome con cui è noto ancora oggi.
Il Teatro venne inaugurato nel 1855 con il melodramma “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, dando avvio ad una stagione lirica che si rivelò un grandissimo successo.
Negli anni successivi l’interesse del pubblico crebbe sempre di più, sia con melodrammi che con opere in prosa del repertorio dell’epoca, e dai primi del ‘900 vennero proiettati anche alcuni spettacoli cinematografici.
L’Unione non era il primo teatro della città di Viterbo (il Teatro del Genio era già operativo), ma divenne nell’Ottocento quello più importante e prestigioso perché trasmetteva la grande passione per l’opera lirica che si respirava anche nelle maggiori città italiane. Durante la Seconda Guerra Mondiale il teatro fu gravemente danneggiato e quindi, per l’urgente necessità di reperire somme per la ricostruzione, il Comune ne divenne l’unico proprietario.
Il progetto della struttura è stato fatto dall’ architetto Virginio Vespignani, uno dei massimi esponenti del tardo “classicismo eclettico”, ed è stata la Deputazione Teatrale a proporre per il teatro viterbese la stessa forma dell’Argentina di Roma, nonché la conformazione propria dei teatri all’italiana.
Oggi il Teatro dell’Unione, che ha dato il nome gergale anche alla piazza in cui si trova, è uno dei centri di aggregazione culturale più importanti della provincia, proprio in virtù della sua fiorente stagione concertistica; inoltre, in quanto vero e proprio gioiello architettonico, è il fiore all’occhiello della città di Viterbo.
La foto è tratta dal sito www.officinavisiva.it