Quando ci sono entrata la prima volta, sono rimasta senza parole…
La chiesa di San Giovanni Battista, meglio nota ai viterbesi come chiesa del Gonfalone, in onore della confraternita omonima che la fece erigere per conservare il gonfalone della città, è situata in Via Cardinal La Fontaine ed è uno degli esempi più spettacolari di barocco italiano.
All’epoca la Confraternita del Gonfalone (precedentemente nota come Confraternita di San Giovanni Battista) aveva come scopo quello di raccogliere fondi per liberare i cristiani prigionieri dei turchi, di visitare i malati e di provvedere alla dote di due virtuose ma povere fanciulle viterbesi; i confratelli vestivano di un sacco bianco con cappuccio e cordone dello stesso colore con una croce bianca e rossa in campo azzurro sulla spalla destra.
Inizialmente l’edificio era costituito da due ambienti separati, uno che fungeva da oratorio per la confraternita e l’altro adibito a chiesa vera e propria; nel 1746 l’architetto Nicola Salvi (lo stesso che progettò la fontana di Trevi a Roma a che abbiamo già visto impegnato nel complesso di Santa Maria in Gradi) decise di abbattere il muro che divideva le due zone, così da rendere possibile la comunicazione, e sotto l’arco centrale della navata vi pose l’altare maggiore da lui progettato.
La facciata della chiesa, di un unico splendore barocco, ospita due stemmi, appartenenti l’uno a Benedetto XIII Orsini e l’altro al vescovo Sermattei.
Entrando nella chiesa, molto probabilmente faticherete a credere ai vostri occhi: essa è interamente affrescata, la prospettiva lascia abbagliato lo spettatore.
Gli artisti che hanno contribuito a creare questa meraviglia del XVIII secolo sono tra i più importanti pittori viterbesi: si ricordano Pietro Piazza, Giuseppe Rosi, Anton Angelo Falaschi, Vincenzo Stringelli e Domenico Corvi.
Un discorso a parte merita lo stendardo: dipinto su entrambi i lati da Giovan Francesco Romanelli, esso rappresenta sul davanti il battesimo del Cristo e sul retro Maria Santissima del riscatto (detta Madonna del Gonfalone); secondo la tradizione, l’opera è esposta durante tutto l’anno con il battesimo di Cristo rivolto verso i fedeli, eccezion fatta per il periodo che va dal 15 agosto al 1 novembre, durante il quale è esposto al rovescio.
La Confraternita del Gonfalone, in seguito ad un decreto del 1916 in cui Tommaso di Savoia ordinò che tutto il patrimonio fosse consegnato allo Stato, fu costretta a chiudere battenti.
Oggi la chiesa è risorta a nuova vita grazie agli Araldi di Maria dell’Arciconfraternita del Gonfalone Madonna del Carmelo, che grazie alla loro disponibilità permettono a chiunque lo desideri di visitare uno degli edifici più belli di tutta la nostra città e, a mio avviso, di tutt’Italia.
La foto è tratta da www.viterboinrete.it