Da un po’ di tempo mi sono accorta che tutte le mie più care amiche hanno a che fare con questo piccolo paesino: o ci sono nate, o lì hanno dei parenti, o ci capitano spesso.
E allora la domanda mi è sorta spontanea: perché io, nata e cresciuta a Viterbo, faccio amicizia perlopiù con gente di Carbognano? Eppure mica lo faccio apposta! Come farei a sapere che la persona che ho di fronte, mai vista né conosciuta, proviene proprio da lì? Sta di fatto che in un modo o nell’altro sono circondata da carbognanesi. Deve esserci qualcosa in quel posto, qualcosa che non si trova da nessun’altra parte. Provo ad analizzare la situazione.
Carbognano è un piccolo borgo di circa 2000 abitanti che sorge ai piedi dei Monti Cimini; è fondamentalmente un centro agricolo, famoso per la produzione di nocciole e per gli immensi castagneti che lo circondano. Gli edifici sono in stile Medievale e su tutti troneggia l’imponente Castello Farnese, residenza di Giulia “la bella”, sorella del papa Paolo III. Le feste non mancano: prevalentemente sono di carattere religioso, ma non sono semplici da dimenticare l’euforia e lo scoppio di colori che caratterizzano il Carnevale.
Aspettate. Eccola la chiave.
La gioia. L’allegria. La festa.
I Carbognanesi mi trasmettono felicità. In altre parole, portano il sole.
Quando sono con loro, il mio mondo si riveste di colori caldi e accoglienti, mi sembra di stare sempre nel bel mezzo di un noccioleto.
Qualche giorno fa una mia amica (carbognanese ovviamente) mi ha regalato un piccolo portafortuna: è una “nocchia” un po’ bizzarra, formata da tre nocciole attaccate l’una all’altra. Non è un portachiavi, quindi non posso attaccarla alle chiavi; non è un ciondolino, quindi non posso farci una collana; non è una spilletta, quindi non posso metterla sullo zaino.
È solo un piccolo pezzo di sole che posso portare sempre con me.