Eccoci qua cari lettori. Vi voglio confidare una cosa. Stamattina ho iniziato molto presto a scrivere questo post, dapprima ho pensato di scrivere qualcosa di molto commovente, una specie d’Amarcord strappa lacrime, poi ho desistito, il momento storico che stiamo passando non è certo uno dei migliori. Ho scritto e cancellato più volte gli incipit, mi sono ritrovata più volte davanti alla pagina bianca, senza idee, o meglio d’istinto le idee mi portavano sempre a pensare al peggio. Poi mentre scrivevo l’ennesimo post ho ricevuto una telefonata da un caro amico che ha chiuso la chiamata dicendomi:” carissima vedrai che tutto andrà bene, il mondo lo salveranno quelle come te, ottimiste fino alla fine, quelle che combattono da sempre per un ideale, quelle o quelli che amano il bello in ogni sua accezione. Il mondo ha bisogno di conoscenza, di arte e di gioia”.
Quindi cari lettori, se volete passare qualche minuto in mia compagnia vi scrivo la storia di una donna che ha amato veramente le cose belle, tra queste vi era la nostra bella Viterbo.
Quante volte siete passati cari viterbesi in Largo Colonna? Quante volte avete pensato a chi fosse Vittoria Colonna?
Ecco oggi come rinascita e come monito di speranza vi voglio raccontare proprio la sua storia.
Era il 1544 quando Vittoria Colonna scrisse una lettera, oggi conservata in un volume dell’Archivio Vaticano, destinata al Cardinal Reginald Pole, “Nel mio caro Viterbo” segno del suo amore per la città. L’amore che ella nutriva per Viterbo era tuttavia legato ad un periodo triste della sua esistenza, la morte del suo amato marito, infatti la notizia della sua dipartita le giunse proprio mentre si trovava lì.
La nobildonna romana distrutta dal dolore decise di fermarsi in un monastero di “Sacre Vergini” per pregare degnamente per l’anima del suo adorato sposo, nell’attesa delle sue esequie. In quei giorni maturò nella sventurata anche il desiderio di prendere i voti, ma fu avversata da papa Clemente VII.
Vittoria amò il bello, ebbe una grande finezza d’animo, la marchesa Colonna incantava sia uomini che donne, cosa non da poco, sia per quegli anni sia per adesso. Scrisse molto, e fu grazie a lei che a Viterbo si costituì un circolo di intellettuali non di poco conto, grandi eruditi venivano accolti nel suo salotto, in cui si discuteva di tutto lo scibile umano. Vittoria aveva un fascino particolare, non era bellissima, ma proporzionata , quindi incarnava l’ideale di bellezza dei tempi. Il ritratto di Sebastiano del Piombo la ritrae in tutta la sua armonia.
Nel 1536 Vittoria conobbe il Cardinal Pole, egli lasciò un segno profondo nell’animo della donna. Fu il suo confidente, secondo alcuni il figlio che lei non ebbe mai. L’ultimo incontro tra lei e il Cardinale inglese avvenne quando Vittoria era già sul letto di morte. La sua generosità e il suo animo elevato si fecero vedere anche in quel frangente, aiutò il Cardinale con una donazione ingente, che il Pole non volle accettare e lo cedette alla nipote della marchesa. La morte di Vittoria provocò un gran turbamento nell’alto prelato.
Vittoria fu per Viterbo una grande risorsa e Viterbo fu per Vittoria la salvezza dalla tristezza e dal peso della vita.
La bellezza salverà il mondo, bella citazione del mio caro Dostoevskij ne “L’Idiota” abbiate fiducia e si ripartirà proprio da questo.
Ad Maiora.