“Eja ergo advocata nostra…”
L’inno a Maria risuonava tra i banchi del coro, quando frate Martino da Velletri, Priore di Santa Maria in Gradi, si guardò attorno, prima alzando solo debolmente il sopracciglio, poi in modo più sfacciato, contravvenendo alla regola che lo voleva umile. Tremava dal freddo o forse dalla paura frate Martino, quando il Cantore emise l’ultima nota del “Salve o Regina” e tutti i si inginocchiarono rivolti verso l’immagine della Vergine. Era quello il momento di agire, pensò tra sé, nessuno lo avrebbe notato mentre sgattaiolava verso la foresteria.

Nelle ore precedenti a Compieta tutti lo avevano visto agitato, con le mani dietro la schiena e l’aria assorta aveva percorso il lungo corridoio del monastero, tante volte quante erano i grani del Rosario, che sgranava quasi senza accorgersene. In quei suoi spostamenti aveva pregato la Vergine con tutto l’ardore dei suoi cinquant’anni, ma la paura che gli stringeva il cuore, come in una morsa, non si assopiva.

Sentì la porta del convento aprirsi, poi vide la lunga fila dei suoi confratelli avviarsi verso le celle per un meritato riposo. Li avrebbe voluti salvare tutti, li guardò uno ad uno come per fissarsi in mente tanti ritratti, li amava come figli, le lacrime iniziarono a velargli gli occhi.
Nessuno si era accorto del suo allontanamento, o almeno nessuno aveva osato parlare. Mise una mano tra le pieghe del saio e ne trasse una piccola pergamena. In quella giornata l’aveva letta e riletta non si sa quante volte, ed ogni volta che i suoi occhi scorrevano sul testo la sua espressione era sempre più spaventata. Martino tremò, poi disse ad alta voce “Signore misericordioso allontana da noi questo calice”. La lettera era datata 9 maggio 1527 e proveniva da Roma.

Suo fratello lo avvisava che le truppe dei Lanzichinecchi, dopo aver messo a sacco Roma si stavano avviando verso Viterbo.
Cadde in ginocchio e pregò: Dio, la Vergine e tutti i Santi del Paradiso. Un rigagnolo di sudore scese sulla schiena quando da porta Romana si udirono grida disumane e colpi sordi. Allora alzò lo sguardo verso il cielo e disse: “Sia fatta la tua Volontà!”

Il coro della Chiesa di Santa Maria in Gradi fu distrutto dalle truppe inferocite dei Lanzichinecchi di ritorno da Roma dopo il Sacco avvenuto il 6 maggio del 1527.
Il FAI, Fondo Ambiente Italiano, ha promosso il censimento dei “Luoghi del Cuore”, e assegnerà finanziamenti ai luoghi che risulteranno più votati e per questo vincitori. Grazie a questi fondi, si potranno realizzare finalmente i restauri di cui questi luoghi hanno bisogno. Noi di RaccontiAmo Viterbo abbiamo scelto di sostenere Santa Maria in Gradi.
Siamo sicure che anche per molti di voi è un luogo caro al cuore ❤. Volete darle una mano? Basta andare sul sito e votarla con un semplice click.
https://www.fondoambiente.it/l…/chiesa-santa-maria-in-gradi…

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.