Tra le tante bellezze che possiamo vedere a Viterbo grande importanza ha senza dubbio la magnifica Cappella Mazzatosta.
Fu voluta da Nardo Mazzatosta, un nobile viterbese molto raffinato, che dai contemporanei più volte fu definito Arbitro di Eleganza, un po’ come Petronio.
Essa è una perla di rara bellezza nascosta in uno scrigno altrettanto prezioso: la chiesa di Santa Maria della Verità, ubicata in piazza Crispi, davanti alla porta della Verità, adiacente al Museo Civico.
Appena si mette piede nella chiesa ci si ritrova in un’ampia navata, tipica delle chiese di origine monastica, infatti la chiesa fu edificata, secondo la tradizione, per ospitare i monaci Premonstratensi nella seconda metà del XII secolo, intitolata originariamente a San Macario. Sempre tradizione vuole che essi abbandonarono la Chiesa e l’attiguo monastero nel 1231. il secondo insediamento vide lì posti i Servi di Maria, che diedero la dedicazione attuale.
Nel 1446, secondo la devozione locale, apparve a tre bambini la Vergine Maria, la chiesa quindi divenne santuario, ed accolse da quel giorno in poi un gran numero di fedeli, e come sempre accadeva, grazie alle donazioni, si poterono effettuare molte opere di ornamento interno.
Nel 1446 fu proprio il sopracitato Nardo Mazzatosta a volere la splendida cappella.
Gli affreschi che la rendono pregevole rappresentano lo sposalizio della Vergine, dipinto da Lorenzo di Jacopo di Pietro Paolo da Viterbo, meglio conosciuto semplicemente come Lorenzo da Viterbo.
Se si guarda con attenzione tutta la scena ivi descritta,con un occhio attento all’arte, si percepisce subito che non è stata dipinta da una sola mano, la parte di sinistra è certamente la più raffinata stilisticamente, la parte di destra è, seppur notevole, meno dettagliata e si possono notare dettagli non conformi allo stile di Lorenzo, si ipotizza che dopo la morte del Maestro qualcuno l’abbia terminata.
Lorenzo da Viterbo, si formò artisticamente a Parma, si pensa che egli abbia avuto diretti contatti con Mantegna; visse, purtroppo per l’arte, relativamente poco, ma quello che lasciò fu notevole.
Dell’affresco ne parla anche lo storico locale Niccolò della Tuccia, nella sua “Cronaca di Viterbo e di altre città”; egli si identifica nell’uomo con la berretta rossa posto alle spalle della donna vestita di nero.
La chiesa e la Cappella furono fortemente danneggiate durante il bombardamento di Viterbo avvenuto il 17 gennaio 1944. Per la ricostruzione e per il restauro furono applicate le tecniche di Cesare Brandi.
Per diritto di cronaca, ho più volte studiato il caso, vi vorrei mettere al corrente, seppur brevemente, dei tentativi di proteggere la cappella in quei giorni tristi che precedettero i bombardamenti.
I sovraintendenti arrivarono più volte a Viterbo proprio nella chiesa della Verità per mettere in atto le strategie protettive. Lavagnino arrivò nella città dei papi anche pochi giorni prima per far costruire la palizzata in legno davanti agli affreschi, ma ebbe poco aiuto dall’amministrazione del tempo; anche gli 800 sacchi, per mettere la sabbia, tardarono ad arrivare, ma poi fortunatamente si giunse alla ricostruzione.
Se passate per Viterbo fermatevi ne vale proprio la pena.
La foto è di Ezio Cardinali