Pianoscarano ha dato i natali a personaggi indimenticabili, non soltanto per la storia viterbese. Giggetto Petroselli era nato a Viterbo nel 1932, ed era un piascaranese autentico: la sua famiglia viveva vicino alla chiesa di Sant’Andrea. Il padre Giulio era tipografo: aveva lavorato prima da Don Alceste, poi da Agnesotti. Socialista e soprattutto antifascista, Giulio era costantemente tenuto d’occhio dal regime, tanto che veniva preventivamente incarcerato a Sallupara ogni volta che a Viterbo capitava qualche gerarca o lo stesso Mussolini. Fu lui a trasmettere al figlio la passione per la politica.
Giggetto era un ragazzino di intelligenza pronta e vivace, ma la famiglia non poteva permettersi di farlo studiare, come spesso accadeva a quei tempi. Don Pietro Schiena, indimenticabile parroco di Sant’Andrea, intuì le sue doti, e propose di mandarlo a studiare in seminario. Era un po’ una provocazione per quella famiglia così votata alle idee di sinistra, ma la scelta si rivelò azzeccata: Luigi poté iniziare gli studi, e anche se poi lasciò il seminario per frequentare il liceo classico, gli rimase per tutta la vita il rispetto per la Chiesa e per le gerarchie ecclesiastiche.
Già a diciotto anni si era iscritto al Partito Comunista e aveva cominciato ad interessarsi alla questione delle terre incolte e mal coltivate che non venivano assegnate. Nel corso dell’occupazione della tenuta Colonna a Bomarzo venne arrestato come agitatore e recluso per quaranta giorni. La permanenza in carcere contribuì a rafforzare i suoi ideali politici, e una volta uscito cominciò ad occupare posti di rilievo nel partito.
Il 27 settembre 1979 Luigi Petroselli venne eletto sindaco di Roma, carica riconfermata nel 1981. Il nome della giunta Petroselli è sinonimo di cambiamento nella storia amministrativa della Capitale, con il risanamento delle borgate, il recupero del centro storico e dei parchi archeologici, della metropolitana e dei servizi sociali. Oggi Luigi viene ricordato come uno dei migliori sindaci di Roma, “il sindaco buono”, capace di interessarsi non solo a parole dei problemi e dei bisogni della cittadinanza: sindaco di tutti i romani, soprattutto di quelli più deboli, a prescindere dal loro credo politico. Petroselli era amato dai cittadini e stimato profondamente dagli avversari; esponente di una politica che oggi si fa fatica a ritrovare. Lavorava di giorno e di notte, e questa routine gli fu fatale: il 7 ottobre 1981 il suo cuore non resse più e lo abbandonò al colmo della sua attività di sindaco. Ai suoi funerali partecipò una grande folla, cittadini comuni e tutti coloro che avevano apprezzato le sue non comuni doti di amministratore. Luigi Petroselli è sepolto nel cimitero di Viterbo, vicino al parroco della parrocchia della sua infanzia, don Pietro Schiena.
A Roma il ricordo del compianto sindaco viterbese ancora non si è spento, e in occasione del 40° anniversario della sua elezione sono state organizzate mostre fotografiche e realizzato un documentario, visibile on line sul canale Youtube e sul sito ufficiale dell’AAMOD. Il documentario di Andrea Rusich ci consegna il ritratto storico di Luigi Petroselli, e ci offre un’occasione di riflettere sul significato e sugli orizzonti che la politica ha assunto dagli anni Settanta ad oggi.