Belle, rotonde e profumate, le castagne della Tuscia da millenni sono uno dei prodotti più consumati e amati del nostro territorio.
Sono molti i testi che confermano che questi succosi frutti venissero mangiati nel viterbese già prima della nascita di Cristo, talvolta anche in sostituzione del pane (non a caso venivano definite “il pane dei poveri”).
Il segreto della loro perfezione è la loro ubicazione: i monti Cimini, proprio in virtù delle loro caratteristiche morfologiche, climatiche e della loro origine vulcanica, consentono ai castagneti di prosperare e di resistere alle sfide dei secoli.
Anticamente si credeva che la Selva Cimina, come i Romani definivano i boschi del nostro territorio, fosse infestata dai demoni e popolata da belve terrificanti; in effetti qualcosa di strano e inquietante c’era, come ci testimoniano gli Etruschi, i maestri del mistero per eccellenza, anche se ancora oggi non è chiaro cosa fosse … in ogni caso, i Romani dovevano essere tenuti all’oscuro.
La Selva venne attraversata dall’esercito romano per la prima volta nel 310 a.C., all’inseguimento degli Etruschi che qui si erano rifugiati (ma che coincidenza!); da quel momento in poi, la castagna divenne una delle più grande risorse per il sostentamento del popolo romano, sia dal punto di vista alimentare che economico, visto anche l’imponente commercio di legname poi attuato.
Oggi le castagne della Tuscia sono sulle nostre tavole, nelle nostre case e nelle nostre campagne: dolci, minestre, arrosti, liquori, mobiletti, armadi, tavoli, sedie, letti, recinti, staccionate, ponti e chi più ne ha più ne metta.
E voi, come utilizzate la vostra castanicultura? 😉
Le foto sono tratte dai siti www.mytuscia.com e www.canino.info