Mi perdonerà la mia amica e collega Viola se oggi metto piede nel suo paesino, Bagnaia, piccolo e inestimabile gioiello della nostra Tuscia. Lo farò con rispetto e curiosità, alla ricerca di nuove chicche da sottoporre alla vostra attenzione. Il mio percorso vi porterà dal dedalo dei suoi pittoreschi vicoletti a – niente meno – Michelangelo, per soffermarsi su una fonte ormai dimenticata.

Addentriamoci nel centro storico e fermiamoci nel Vicolo del Sott’Arco. Qui, un po’ nascosta agli sguardi, c’è una bella immagine della Madonna con Bambino. È un dipinto murale a fresco, raffigurante la Madonna del Carmelo, che viene festeggiata a Bagnaia nel mese di luglio. L’affresco è inserito in una nicchia collocata sotto l’arco che da piazza Castello conduce con una galleria, in via Forno di Sotto. La Vergine è vestita con un abito rosso e un manto celeste. Il Bambino, in piedi, tiene in mano un rosario.

L’immagine è stata riportata alla luce alcuni anni fa e gli studiosi l’hanno attribuita ad un artista appartenente alla scuola michelangiolesca e risalente intorno al 1500. Sì, perché il dipinto ha delle caratteristiche particolari che lo possono ricondurre proprio a Michelangelo.

Foto di Luca Della Rocca

Ma che ci faceva il grande Michelangelo da queste parti?

Non è la prima volta che il nome del genio di Caprese viene accostato alla Tuscia. Se volete ridare un’occhiata, c’è un altro articolo di Raccontiamo Viterbo che ne parla: https://www.raccontiamoviterbo.it/2020/09/27/la-crocifissione-di-vittoria-colonna-forse-dipinta-da-michelangelo/

Sappiamo che a Bagnaia Michelangelo arrivò e soggiornò spesso, richiamato dai nobili e dai cardinali che vi risiedevano: il cardinal Riario, proprietario del Palazzo della Loggia, suo primo protettore che lo introdusse a Roma sul finire del Quattrocento. E il banchiere bagnaiolo Jacopo Galli, che anticipò il pagamento della prima sua scultura importante, la Pietà.

Ma c’era anche un altro motivo, più personale, che lo spingeva a frequentare la ridente località. Qui infatti era solito bere l’acqua della sorgente del Pisciarello, notoriamente diuretica, e trovava così giovamento al suo “mal di pietra”, ossia ai suoi calcoli renali. Ve la ricordate, viterbesi, la mitica Fontana del Pisciarello? Quelle tre cannelle, dalle quali usciva un’acqua fresca e buonissima, attirava la nostra attenzione di bambini come una sorta di magia. Aveva l’unico inconveniente di farci correre in bagno dopo pochissimo tempo l’averla ingerita!

Foto di Pier Isa Della Rupe

Le proprietà benefiche di quell’acqua erano note fin dall’antichità, ma soltanto negli anni Sessanta si cominciò a pensare di sfruttarle, creando una sorta di centro curativo. Fu l’allora sindaco di Viterbo, Domenico Smargiassi, a progettare la fontana, proprio sulla piazza principale. Una vasca risalente al Seicento, sorretta da zampe di leone, e una targa in marmo con gli stemmi del comune di Viterbo e di Bagnaia. Nel corso degli anni, l’acqua della fonte del Pisciarello fu sostituita da quella comune dell’acquedotto, e anche quella sorta di magia che aveva caratterizzato la nostra infanzia finì. Della targa in marmo non se ne seppe più niente, fintanto che non fu ritrovata da un gruppo di appassionati in un cumulo triste di macerie, e collocata, dopo il restauro, nel Palazzo Gallo.

Un episodio esemplare delle occasioni mancate dal nostro territorio.

Anonimo

Scritto da:

Donatella Agostini

Imparare cose nuove è il mio filo conduttore, darmi sempre nuovi obiettivi la mia caratteristica fondamentale. Valorizzare la terra in cui vivo è il mio progetto attuale.