Il dialetto viterbese, a tratti simile al romano ma perfettamente distinguibile da un orecchio esperto, è uno dei più “colorati” e “grezzotti” della lingua italiana, come ogni cittadino della Tuscia potrà testimoniare. Parlato nella città di Viterbo e nei dintorni, fino ai confini dell’Umbria e della città eterna, il viterbese presenta delle caratteristiche ben precise, che tuttavia oggi non staremo qui ad elencare (ma che potrete facilmente trovare in un manuale di linguistica italiana!); piuttosto, in questo post verranno proposte delle situazioni tipiche della vita quotidiana, vissute da un perfetto parlante di lingua italiana (che chiameremo I) e da un viterbese (V). Annamo.
I e V sono a casa, fuori fa freddo e c’è un gran temporale.
V: Sentè le trona!
I: Davvero, fuori si sta scatenando un finimondo. Più tardi devo uscire, sai per caso che temperatura c’è?
V: Se bubbola!
I: Accidenti, allora mi copro. Se non ricordo male l’anno scorso di questi tempi ha nevicato, giusto?
V: ‘Afatto li danni co’ la pala!
Chiacchiere tra amici. I vuole a tutti i costi che V si confidi con lui.
V: Nun te lo dico perché n’teni cecio.
I: Ma stai tranquillo, certo che so mantenere un segreto. Dimmi di che si tratta!
V: Allora n’capisci!
I: Insisto, ti voglio solo aiutare.
V: Ma che sèe de crognolo? Me stai a dà ‘l pilotto.
I: Giuro! Ti prego, ti prego, ti prego!
V:Ari tigna! La stai a fa’ troppo lunga …
I: Va bene, la smetto. Non insisto.
V: Ce sei arrivato dopo le foche.
I e V sono rimasti chiusi fuori casa senza cellulare.
V: Semo del gatto. E mo?
I: Credo che dovremo trovare una soluzione alternativa.
V: Ma chi ti stai a inventà?
I: Proviamo a chiedere alla vicina se ci fa fare una telefonata!
V: See … mal buco!
I: Perché no? So che non la sopporti ma siamo nei guai.
V: Damme retta. Famo la fine del sorcio.
I: Mi sono stufato di stare qui fuori. Io vado da lei.
V: Se te chiappo te corco! Te le dò due a due finchè non diventeno dispare!
V è tornato a casa dopo un colloquio di lavoro.
I: Come è andata? Ti hanno preso?
V: È nnata a finì a broccole strascinate.
V ha problemi di cuore. I cerca di incoraggiarlo.
V: C’ho le corna come n’capagno de lumache!
I: Ma ne sei sicuro? Hai le prove?
V: Sì.
I: E adesso che intendi fare?
V: Ndo cojo cojo.
I: Quindi con lei hai chiuso definitivamente?
V: Finiti li sordi finito l’amore. C’emo fatto l’crocione.
I e V sono per strada. Passa una bella donna e V non riesce a trattenere il suo entusiasmo.
V: Fregna!!!
I e V sono a casa. I si è messo davanti alla televisione e V non riesce a vedere niente.
V: Che hae magnato pane e vetro? Lète …
I: Mi tolgo subito!
V: E movete …
I sembra non aver capito che si deve spostare.
V: N’fa lo gnorri …
I sta ancora lì davanti.
V: Ao! Ma che stae a dormìì?
I suona il pianoforte e spesso si esercita a casa. V pensa tra sé e sé.
V: Aridanghete co’ sta zunna …
I e V incontrano un amico (A) per strada.
V: Ejelo và!
A: Ciao ragazzi! Che ci fate da queste parti?
I: Dovevamo andare a vedere una mostra, però non sapendo la strada credo che abbiamo allungato un pochino …
V: Nunsesa’ ndo semo annati, emo fatto l’giro dil Bavoso! So stracco, Deocaro!
I e V hanno organizzato una festicciola a casa.
I: Ragazzi, forse è il caso di abbassare la voce.
V: A rigà, stamo a fa’ na pipinara …
La situazione si tranquillizza, ma le risate non mancano.
V: Le sei gojo! Me sto a sbudellà!
Ancora chiacchiere … sempre peggio.
V: Eooo … Vardà!!! Sentè!!!
All’improvviso si sente bussare alla porta. È la vicina che si lamenta per il troppo rumore.
V: Che cuja. Mo vabbè che vabbè, ma micha davero davero!!!
Le frasi in viterbese scritte nel post sono conosciute (e talvolta utilizzate) dall’autrice, ma è necessario comunque citare e ringraziare i creatori della app per smartphone “Parlo Viterbese” per la divertentissima raccolta.
La foto è tratta dal sito it.babbel.com