Viterbo, Anno Domini 1277, mese di Maggio.
Seduto sul bordo del suo sontuoso letto, l’Ispanico, come tutti lo chiamavano, rivolse uno sguardo al suo servitore. Egli, senza fiatare, si chinò in avanti e sfilò dai piedi le pantofole del suo signore. Prima di tornare alle sue occupazioni, con il capo chino, di chi sa stare al suo posto, prese la candela poggiata sul comodino e con un filo di voce disse: ” Che la notte sia per voi, Santità, piena di sogni e di luce”
L’Ispanico, papa Giovanni XXI, lo benedisse con un cenno della mano, e si coricò tra le soffici coltri bianche.
Il povero servitore, mai si sarebbe sognato di dire al papa quelle parole se solo avesse saputo che, poche ore più tardi la luce egli la vide, eccome se la vide, una luce abbagliante, potente, di quelle che accecano la vista. Non vide subito, lo sventurato, la luce di Dio, ma la luce che proveniva da un’esplosione potente che fece tremare le travi del Sacro Palazzo. Nella stanza, da lui stesso voluta, sita in un’ala del Palazzo papale, giaceva infatti, tra le stesse coltri bianche, ormai piene di polvere e di detriti un corpo martoriato.
Tutti coloro che accorsero quella notte in piazza, ma anche chi vi giunse nei successivi cinque giorni – il papa infatti non morì subito, ma stette in agonia appunto cinque lunghissimi giorni – tra una prece e un segno della Croce iniziarono a dire che era sicuramente stata un’azione de lo Dimonio.
Una donna, ormai smunta dal tempo e dalle tante gravidanze, a dispetto del suo aspetto, con voce potente gridò che aveva visto proprio con i suoi occhi il Demonio, che con una grande scure abbatteva le travi del tetto.
Papa Giovanni XXI, originario del Portogallo, fu, secondo la storiografia presente, un successore di Pietro molto rispettoso dell’ortodossia.Tuttavia i cronisti del tempo non ne seppero apprezzare le virtù. Fu un papa molto istruito, che dedicò gran parte del suo tempo agli studi di medicina, studi che aveva già compiuto a Montpellier, o forse addirittura anche a Salerno nella famosa scuola di medicina salernitana, e studi scientifici, che per la morale del tempo erano occupazioni più da eretico che da papa. Venne infatti accusato di negromanzia. Di grande importanza è il suo compendio di logica formale, in esso sono contenute le regole per la pratica didattica dei “versi mnemotecnici”, ossia brevi frasi artefatte che contengono lettere chiave che estrapolate riconducono ad un ragionamento logico.
Un’ipotesi recente ha attribuito il crollo del tetto del Sacro Palazzo proprio ad un suo esperimento con delle polveri piriche.
Dante Alighieri lo riabilitò agli occhi dei più, mettendolo in Paradiso, addirittura tra i grandi della Chiesa (Canto XII; 134-135).
Se vi capita di passare per Viterbo, la sua tomba è ancora nella Cattedrale, anzi dal maggio del 2000 vi è una speciale tomba voluta da papa Giovanni Paolo II.
La prima parte del racconto seppur contenente verità storiche è stata tuttavia romanzata.