Il lago di Vico è un piccolo lago dalla forma di ferro di cavallo, adagiato sulle alture che dominano Ronciglione, Caprarola e San Martino al Cimino.
Sapevate che in tempi preistorici, al posto di quello che oggi è un tranquillo specchio d’acqua, si ergeva un vulcano alto più di duemila metri? E che poi questo vulcano esplose, eruttando milioni di tonnellate di materiali, che andarono a ricoprire le campagne circostanti, formando le rocce tipiche del territorio, come il tufo e il peperino?
Oggi noi conosciamo tutto questo grazie alla scienza. Nell’antichità gli uomini non sapevano spiegarsi la natura dei fenomeni, e allora ricorrevano ai miti e alle leggende.
Per lungo tempo si pensò per esempio che il lago di Vico fosse nato niente meno che per l’intervento del divino Ercole. Il quale un giorno, transitando dalle nostre parti, si era imbattuto in un gruppo di giovani, che avevano già allora il carattere un po’ diffidente degli abitanti dei Cimini. Il gruppo di antichi paninari cominciò a prenderlo in giro.
“Ah, quindi tu saresti Ercole, l’uomo più forte del mondo!”, esclamò uno di loro, lanciandogli un’occhiata di scherno. “Tutto qui? Ci aspettavamo qualcuno di molto più grosso!”. E un altro aggiunse: “Forse sei soltanto qualcuno che DICE di essere Ercole”. E giù risate. “Dimostraci la tua forza allora!”
Ercole, che era abituato ad essere riverito come un dio ovunque decidesse di andare, rimase non soltanto indispettito per l’irriverenza di quegli indigeni, ma si arrabbiò enormemente, e in preda all’ira scaraventò in terra la clava che aveva in mano, conficcandola profondamente nel terreno. “Non credete che io sia Ercole?? Adesso provate a tirare fuori questa clava dalla terra. Tutti insieme. Avanti, non è difficile. Domani tornerò a riprenderla”. E così dicendo, voltò loro le spalle e se ne andò.
I giovani lo guardarono allontanarsi, scoppiando a ridere e scuotendo la testa. Poi, dandosi il cinque, si misero tutti a tirare l’estremità della clava per estrarla e dare una lezione a quello sbruffone. Ma la clava non si spostava di un millimetro. Allora si misero d’impegno: le ore passavano, i ragazzi sudavano, spingevano e tiravano: niente, l’attrezzo era come cementato nel terreno. Alla fine si rassegnarono: era impossibile riuscire nell’impresa. Avrebbero dovuto chiedere scusa ad Ercole.
Il quale l’indomani tornò; con aria di sufficienza e senza il minimo sforzo estrasse la clava dal terreno e se la riappoggiò sulla spalla. Dalla voragine rimasta scaturì acqua di sorgente, che piano piano si allargò e andò a formare il Lacus Ciminus: sì, proprio il nostro lago di Vico.
Che noi sappiamo essersi formato nella preistoria, quando il cratere lasciato dall’esplosione dell’antico vulcano cominciò lentamente a riempirsi di acqua piovana.
Ma la leggenda, ah quanto è più fascinosa.
La foto è di Felice Vannucci