Sarebbe bello ogni tanto salire su una macchina del tempo e fare un salto nel secolo scorso. Passeggiare in una Viterbo giovane, soffermarsi a guardare gli edifici, le strade, i negozi, le vecchie marche di auto, lo strano abbigliamento dei passanti.
In un certo senso, questa magica macchina del tempo esiste davvero. E’ il cinema.
Viterbo, defilata e provinciale, antica e bellissima, è spesso stata scelta (e lo è tuttora) da registi italiani ed internazionali come location per le loro pellicole. Il film al quale la città è più affettuosamente legata rimane però “Il vigile” di Luigi Zampa, con uno strepitoso Alberto Sordi, Vittorio de Sica, Marisa Merlini, Sylva Koscina. Guardando le sequenze del film appaiono per magia scorci della Viterbo del 1960: piazza del Comune e gli archi, piazza Fontana Grande, via san Lorenzo, e il quartiere di san Faustino, dove il protagonista, Otello Celletti, vive con la sua famiglia. E anche le frazioni di La Quercia e Bagnaia, con la sequenza della “curva della morte”.
“Il vigile” si sarebbe dovuto girare a Roma, ma il Comune aveva negato le autorizzazioni. Così l’aiuto regista Paolo Bianchini, originario di Viterbo, e lo stesso Alberto Sordi, suggerirono alla produzione di spostare le riprese nel capoluogo della Tuscia.
La vicenda divertente e paradossale narrata dal film prese spunto da un reale fatto di cronaca avvenuto a Roma: il vigile motociclista Ignazio Melone fu condannato per aver fatto contravvenzione al questore. Nel film Melone diventa Otello Celletti, un disoccupato che riesce per un caso fortuito a diventare vigile motociclista, combinando guai memorabili.
Celebre è la scena ambientata a piazzale Gramsci, con lo sfondo dello Chalet Garbini e del Prato Giardino. Un Celletti in chiara difficoltà cerca di ripristinare la regolare circolazione dei veicoli sventolando la paletta e fischiando ai conducenti. Il risultato è un colossale ingorgo che paralizza il piazzale.
Per girare la scena erano state predisposte alcune decine di auto, che avrebbero dovuto simulare l’ingorgo. Ma anche tutti i veicoli provenienti da via della Palazzina furono loro malgrado coinvolti, compreso quello del senatore e futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone, che quella mattina si era trovato casualmente a passare da Viterbo.