Viaggiando in direzione Roma, Francesco Petrarca scrisse così a proposito di Sutri:

«…A due sole miglia sta Sutri…, antica colonia, secondo che dicono, di Saturno…Saluberrimo, a quanto la breve dimora mi concede di giudicarne, è questo clima.
Cingono d’ogni parte il paese colline senza numero, né troppo alte, né di malagevole salita e di nessuno impedimento allo spaziar della vista, infra le quali s’aprono sui convessi fianchi ombrose e fresche caverne… Qui d’acque dolcissime ne’ bassi fondi il mormorio, qui cervi, damme, cavrioli, e tutto il selvaggio gregge de’ boschi errante ne’ colli aperti, e schiera infinita d’augelli che lambe le onde o su pei rami saltellando sussurra».

Sutri si trova infatti in un dolce paesaggio di colline e boschi; leggenda vuole che venisse fondata niente meno che da Saturno, padre di tutti gli dèi, che ammaliato dalle bellezze dei territori dell’Italia Centrale aveva deciso di stabilirvisi e di fondare le prime città. Il suo stesso nome deriva dalla pronuncia etrusca di Saturno, “Sutrinas”. Il dio compare anche nello stemma cittadino, mentre cavalca glorioso tenendo tra le braccia spighe di grano, a simboleggiare la fecondità del territorio.

Senza scomodare il dio Saturno, sappiamo che la fondazione di Sutri risale ad un’epoca lontanissima, forse addirittura l’Età del Bronzo, quindi molto tempo prima dell’arrivo degli Etruschi. A questo periodo risalgono le numerose grotte che si possono vedere nelle rupi e lungo la Via Cassia, che poi vennero riutilizzate come necropoli. Ma il grande protagonista del borgo è il suggestivo Anfiteatro Romano, scoperto soltanto nell’Ottocento: di forma ellittica, con tre ordini di gradinate, poteva ospitare oltre novemila persone.

La foto dell’anfiteatro di Sutri è di Felice Vannucci

Anonimo

Scritto da:

Donatella Agostini

Imparare cose nuove è il mio filo conduttore, darmi sempre nuovi obiettivi la mia caratteristica fondamentale. Valorizzare la terra in cui vivo è il mio progetto attuale.