Piccola e silente, timida osservatrice, la chiesetta di Santa Maria delle Farine si erge solitaria su quella trafficata via che porta a Roma. Confinata in un’oasi verde, dal suo promontorio sembra voler dire ai tanti automobilisti che sfrecciano ai suoi piedi: “vieni da me per un attimo di riposo, cittadino del mondo, allontanati da tutto questo trambusto, sono qui per farti respirare pace”.
Le origini del suo nome sono molto dibattute: c’è chi dice che il termine “Farine” si riferisca all’omonimo tempio della dea Furina, protettrice dei ladri, lì situato secondo la tradizione; c’è chi sostiene che De Refarinis fosse il primo proprietario della zona; c’è infine chi afferma che in realtà il nome della chiesa faccia riferimento a “refariae”, la parola latina che serve ad indicare il furto, poichè per arrivare lì bisognava uscire da Pianoscarano, un quartiere che in passato era tristemente noto per essere frequentato dai ladri.
Santa Maria delle Farine, costruita nel 1320, come qualsiasi chiesetta di campagna, ha un’architettura molto semplice: la facciata, pulita e lineare, è arricchita da un piccolo rosone, mentre al suo interno è possibile ammirare il tabernacolo che incornicia l’altare, alle cui spalle si trova un bellissimo dipinto della Madonna.
Ogni domenica, alle 9, la chiesetta fa risuonare le campane recentemente rimesse in funzione e apre le sue porte a chiunque desideri trascorrere un’ora di riflessione e serenità, anche solo per far respirare ai suoi ospiti un po’ di aria pulita “in questo mondo che ci ha intossicato l’anima”.
La foto è tratta dal sito www.visit.viterbo.it